mercoledì 30 dicembre 2009

Alle volte uno si crede incompleto ed è soltato giovane

Pensavo a Calvino. Ci pensavo perché lo sto studiando.
Aveva trentatre anni quando alla Einaudi gli affidarono il progetto delle Fiabe italiane. Ne aveva ventinove quando Vittorini gli pubblicò il libro da cui è tratta la frase del titolo di questo post senza capo né coda. Aveva ventiquattro anni al romanzo d'esordio [ma ventidue al primo racconto pubblicato su rivista]. Ne aveva ventuno quando col fratello si unì ai partigiani. Moriva a sessantadue anni. Ictus. Oggi ne avrebbe avuti ottantasei.
C'era un periodo in cui facevo questi calcoli per ogni scrittore che mi piacesse. Quanti anni aveva all'inizio. Quanti alla fine. Quanti libri aveva pubblicato in vita. Se era ricco.
In genere sulle enciclopedie c'era scritto "di famiglia agiata" - e se non era scritto proprio così, le parole usate lasciavano comunque intendere che il tizio in questione si era messo a scrivere perché il pane prima della filosofia ce l'aveva assicurato [Proust era ricco sfondato e ha scritto un romanzo di quattromila pagine o giù di lì]. Se no, c'era scritto che il tizio aveva fatto mille sacrifici o mille lavoretti o tutto il necessario per vivere di arte ed era morto povero o alcolizzato. Spesso tutt'e due le cose.
La mia preoccupazione era di non essere né troppo ricco né troppo povero. Troppo giovane [ma non abbastanza da essere un bambino prodigio] o troppo vecchio [nel senso di "raggiungere la meta fuori tempo massimo"].
Ma questo era prima, quando volevo fare lo scrittore. Adesso, anche se solo penso al mio nome vicino alla parola "scrittore" mi scappa da ridere.
Eppure sono qui a scrivere. Eppure ieri sera, a cena, un mio amico ha detto "brindiamo al futuro di mt come scrittore!". Eppure provo uno strano piacere nell'usare "eppure".
E' come se fossi vittima di un complotto - un intrigo che coinvolge parecchie persone [ma anche entità, personaggi, finzioni] diverse tra loro e a prima vista lontanissime, eppure [sì!] unite da un obiettivo comune. Il complotto per farmi scrivere.
Ora, il problema, con questi complotti segreti, è che ci si può anche non credere.
Sì, come no, il Vaticano è il governo fantoccio di una razza aliena di mostruose lesbiche pelose di Venere...
Sì, certo, Sandro Mayer è in realtà Alfonso Signorini che in realtà è Maurizio Costanzo che in realtà è la moglie che in realtà è un insetto coprofago...
E se questa fosse vera? E se quell'altra... no, non ci voglio nemmeno pensare.
Quello che vorrei davvero [potrebbe essere il mio proposito per il nuovo anno, insieme a "fare meno attività fisica"] è essere come uno di quei Grandi Autori Reclusi à la Salinger [novantuno anni dopodomani], che hanno scritto qualcosa di magnifico e sono spariti, e alla cui morte si scatenerà un'asta sanguinaria per conquistare i diritti degli inediti.
Ma [tralasciando il "qualcosa di magnifico"] non sono abbastanza vecchio, né abbastanza ricco da comprarmi una villetta in campagna e vivere di roba ordinata su Mediashopping.
Le spese di spedizione sono un latrocinio.

mercoledì 23 dicembre 2009

[...]


venerdì 18 dicembre 2009

[Il racconto del mese #1]

di  lia, gb, mt e ludmilla

Vorremmo pubblicare un racconto al mese.
Iniziamo con un racconto di gb perché era qui a portata di mano. Se volete evitare che questo errore si ripeta, potete mandarci qualcosa a lacollanadellaregina@gmail.com. Per ora accontentatevi di questo. Si intitola Dal balcone in giù. Si può leggere qui sotto (se avete la supervista) o qui.

giovedì 17 dicembre 2009

Dieci anni fa eravamo bambini

di  lia, gb, mt e ludmilla

In una delle riunioni di redazione più sanguinose della storia [come se noi facessimo davvero delle riunioni di redazione - come se tutto questo fosse vero], abbiamo scelto l'immagine che secondo noi meglio rappresenta questo decennio agli sgoccioli così com'è trascorso in Italia.
Ora, è ovvio che liste, canoni, elenchi, simboli sono sempre arbitrari e opinabili e questo e quello. Noi volevamo un'immagine [e volevamo che fosse un'immagine] che riguardasse potere, televisione [questo è stato un decennio televisivo, nonostante quello che dicono i proprietari di Mac. C'è gente che ancora non sa cosa sia Facebook. Lo giuro, l'ho vista], maschile e femminile, alto e basso, ironia, quel "lo so che non è vero ma è così", vuoto, una memoria condivisa, stupidità e un sacco di altre cose. Cose che sì, in questa immagine ci stanno.



[Uomini e Donne va in onda dal 1996 - l'avreste detto? -, ma il programma com'è adesso è nato nel 2001. Da quest'anno il termine "tronista" è entrato a far parte del dizionario Zingarelli.]

martedì 15 dicembre 2009

Clima d’Odio™

Ieri sera ero a cena da mia nonna quando è iniziato Porta a Porta. Lei stava vedendo i Pacchi, poi c'è stata la pubblicità, poi è partito Via col vento. Sullo schermo gigante alle spalle del conduttore c'era la faccia insanguinata del Presidente e la scritta rossa, grande: PERCHE'?
Il tono era quello delle grandi tragedie nazionali e mondiali. Lo stesso delle trasmissioni post 9/11. Come sottofondo di ogni servizio c'era la musica che usano quando parlano di bambini morti: le note più basse del piano o i violini struggenti. Per darvi un'idea della gravità della situazione basta dire che non c'era Alba Parietti, né una qualsiasi starlette [almeno fino a quando ho visto io]. Il conduttore aveva in mano il souvenir-arma del delitto. Diceva che si può comprare per sette euro. Chiedeva al dottore del Presidente quale parte del souvenir poteva fargli più male [e a quel punto poteva anche chiedergli se il Colosseo così rotondo non gli avrebbe causato meno danni, ma non l'ha fatto]. Diceva: Poteva anche morire [e a quel punto mi aspettavo che dalla porta entrasse un Bondi stravolto dal pianto urlando: Poteva essere morto!, come Sofia Loren alla fine della Ciociara che grida: E'mmòrto!]. Diceva: Siamo qui per capire perché. Mia nonna ha risposto: Forse perché aveva toccato il culo alla ragazza.
Mia nonna ha un paio d'anni in meno del Presidente.

Poi ho pensato a Se una notte d'inverno un viaggiatore. Ho pensato a questo:
Lotaria m'ha portato alcuni romanzi trascritti elettronicamente sotto forma d'elenchi di vocaboli in ordine di frequenza. - In un romanzo tra le cinquantamila e le centomila parole, - m'ha detto, - le consiglio d'osservare subito i vocaboli che tornano una ventina di volte. Guardi qui. Parole che compaiono diciannove volte:
cinturone, comandante, denti, fai, han, insieme, ragno, risponde, sangue, sentinella, spari, subito, t', tua, visto, vita...
- Parole che compaiono diciotto volte:
basta, bello, berretto, finché, francese, mangiare, morto, nuovo, passa, patate, punto, quei, ragazzi, sera, vado, viene...
- Non ha già un'idea chiara di cosa si tratta? - dice Lotaria. - Non c'è dubbio che è un romanzo di guerra, tutto azione, dalla scrittura secca, con una certa carica di violenza. Una narrazione tutta in superficie, si direbbe; ma per sincerarcene è sempre bene fare qualche sondaggio nella lista delle parole che ricorrono una volta sola, e non per questo sono meno importanti. Questa sequenza, per esempio:
sottana, sotterralo, sotterranei, sotterraneo, sotterrarla, sotterrato, sottili, sottobosco, sottomano, sottoproletari, sottoscala, sottoterra, sottovesti...
- No, non è un libro tutto in superficie come sembrava. Ci dev'essere qualcosa di nascosto; su questa traccia potrò indirizzare le mie ricerche.
Ho pensato: E se si facesse la stessa cosa con la politica. Prendere le parole degli onorevoli, degli editorialisti, dei conduttori di Porta a Porta, di Marisa Laurito che l'altra settimana era su Raidue a parlare dei processi del Presidente, prendere tutte queste parole - anche solo quelle di quest'anno - e contarle, e vedere quali sono le più ricorrenti [inserisci esempio] e quelle che ricorrono solo una volta [inserisci esempio], e poi chiedersi: Di cosa si tratta?

domenica 13 dicembre 2009

Su ibs c'è lo sconto

A dicembre le librerie sono affollate come qualunque negozio di mutande e calzini in qualunque mese dell'anno.
Il libro del resto è sempre un buon regalo, perché non costa molto, dura per sempre, si può riciclare senza sforzo, e sì, be', costa poco. Meno di un paio di mutande.
Diamo un'occhiata ad alcune delle proposte delle maggiori case editrici.


Gianfranco Fini, Che cazzo ci vuoi fare, Rizzoli (16 euro)
Il presidente della Camera che fa impazzire i moderati d'Italia pubblica un nuovo saggio in cui si rivolge ancora ai giovani. I temi, trattati in uno stile semplice e diretto, sono quelli che più lo interessano: dalla questione del voto agli immigrati alla faccia da fare quando il tuo capo dice una stronzata e tu devi metterci una pezza. Scrive Fini: "E' come quando alle medie c'era il tuo compagno di banco che scorreggiava e tu dicevi alla professoressa che sì, c'era un odore strano, che bisognava aprire le finestre, ma che bisognava soprattutto rimboccarsi le maniche e andare avanti con il programma. Poi davi di gomito al tuo compagno di banco che diceva che alla professoressa, però, una bottarella..."


Fabio Volo, Vi sputo in faccia, Mondadori (18 euro)
L'ex panettiere bresciano più famoso d'Italia torna nelle librerie con il romanzo che è piaciuto un sacco a Paolo Di Stefano del Corriere. Questa la trama: un giovane panettiere di Brescia tenta la fortuna nel mondo dello spettacolo, ci riesce, guadagna dei soldi ma sempre rimane attaccato ai vecchi valori sani di una volta che gli ha trasmesso il padre; scrive un libro che diventa un best-seller, ne scrive un altro, poi un altro ancora, finché non viene acclamato come grande scrittore. Il ragazzo si chiama Paulo Coelho. Tratto dal romanzo: "Trascorrevo molto tempo in biblioteca, ma non a leggere. Me ne stavo lì seduto, quasi immobile. Succedeva che la bibliotecaria mi dicesse: - Scusa, Paulo, ma che cazzo fai? -. - Ascolto il silenzio -, rispondevo. - Ah, sì? E dimmi, Paulo, il pane chi è che lo fa? -. - La vita -."


Wu Ming, Io mi chiamo Wu Ming, Einaudi Stile Libero (13 euro)
Lo scrittore mascherato che ammalia e scompiglia i caffè letterari d'Italia propone ai suoi attenti lettori un'interessantissimo e stimolante saggio. L'obiettivo è quello di dare un nome a tutte le correnti letterarie italiane, proponendo, oltre ai nomi, anche nuove prospettive e oblique interpretazioni. Ma soprattutto nomi. Leggiamo: "Quello che fanno Guinizzelli, Cavalcanti, Cino e il primo Dante, insieme ad altri, è una commistione di liquidità e solidità, un'obliquità e una ubiquità, che si realizzano nell'immagine ucronica della donna/domina. Io questo lo chiamo Ultimate Mindjob Ever."



AA. VV., Mamma, di là c'è Babbo Natale che manda quegli sms zozzi, Rizzoli 24/7 (15 euro)
Divertente raccolta di racconti per la collana più dinamica d'Italia. Quindici storie per un Natale diverso, alternativo, comico o tragico, spassoso o triste, allegro o depresso. Scanzonato. I racconti di Paolo Villaggio, Niccolò Ammaniti, Isabella Santacroce, Paolo Giordano, Vladimir Luxuria, Joe R. Lansdale, Giorgio Faletti, Giulio Leoni, Morgan, Cristina Comencini, Hector Luis Belial, Pulsatilla, Franco Battiato, Simona Vinci e in esclusiva un inedito di David Foster Wallace daranno una scossa al solito cenone di Natale e faranno balzare sulla sedia vostra zia che si è appena rifatta l'anca.

sabato 12 dicembre 2009

Ti regalo un po' di vocali

Non è che abbia mai capito benissimo come funzioni. Quello che ho capito è che mio padre ogni tanto manda dei soldi ai Bambini Poveri dell'Africa, via ActionAid. Loro in cambio mandano tantissima carta e, una o due volte l'anno, fanno compilare una specie di bigliettino di auguri a uno dei Bambini Poveri e glie lo spediscono.
Stavolta a scrivere è - se decifro bene i caratteri incerti segnati a matita - Karimu Issa Athumani. Non posso decifrare se sia maschio o femmina. Probabilmente su internet c'è un sito apposta [per capire il sesso dai nomi] ma, insomma.
Karimu vive nel villaggio di Dinyere, e il suo codice è T200300924. Probabilmente ci sarebbe da chiedersi cosa significhi questo codice, perché sia proprio sulla copertina di questo che abbiamo chiamato "bigliettino di auguri" - al posto, non so, magari dell'età -, se ogni Bambino Povero dell'Africa abbia uno di questi codici così poi tu chiami e dici Scusi, volevo sapere di Karimu, e ti rispondono Sì, non è che di Karimu ce n'ho uno/a solo/a, Signore, se mi dà il codice evito di leggermi tutto il catalogo. Ma, insomma.
Karimu scrive che conosce i capi del villaggio, che non ci stanno tante donne che fanno il capo "because they don't apply chances of leadership" [Karimu scrive in inglese], però a scuola sì, le ragazze fanno il capo. Forse Karimu è una ragazza.
Alla fine, prima di "Thank you very much", Karima scrive una cosa, una cosa che spiega il contenuto dell'altra pagina, che non avevo capito. Scrive: "Have a gift of some vowels for you". E nell'altra pagina c'è questo:

Analisi storica matriciale del precariato

Di Catone & Lorentz

[Su Linus di questo mese - sì, lo sappiamo che le edicole non esistono più. Si faceva per dire. Lo trovate anche su linus.net]. [Cliccando si vede più grosso].

venerdì 11 dicembre 2009

Usa le virgole responsabilmente

giovedì 10 dicembre 2009

Foyer du cinéma

Una rubrica in cui si parla di cinema ma non molto di film


Cinema Alhambra

Via Pier delle Vigne, 4
00100 - Roma

26/11/09 17:45 Sala 3
Segreti di famiglia

Prezzo: -

Mio zio è da me da tre o quattro giorni. Sapevo che sarebbe venuto ma ignoravo che sarebbe rimasto così a lungo. Quando rientro a casa, tornando dall'università o da qualche altra parte, vicino alla porta trovo una, due buste di plastica piene dei suoi nuovi acquisti. Gli chiedo se è uscito a far compere e lui inizia ad estrarre il contenuto dalle buste e me lo mostra come se dovesse cercare di vendermelo. Gli lascio intendere che non prendo niente. Oggi tira fuori un paio di scarpe da una busta verde. Per me sono troppo care. Ancora non ho capito perché mio zio è qui.
Mi chiede se oggi pomeriggio usciamo insieme. Gli dico che è il giorno che in genere dedico alla pulizia dell'appartamento. Mi risponde che in due facciamo prima e così poi possiamo andare a farci una bella passeggiata. Gli dico: - Io volevo andare al cinema -. Lui risponde che va bene. A scatola chiusa. Nemmeno vuol sapere il titolo del film. Me lo chiede solo quando siamo per strada ad aspettare che il semaforo diventi verde per i pedoni.
- Segreti di famiglia.
- Basta che è bello.
Il quartiere, questo quartiere in cui vivo, è fatto di anziane matrone che indossano l'intero contenuto del portagioie-sopra-la-consolle-della-stanza-da-letto per andare al Pam, delle badanti di queste con famiglia a carico e di giovani stranieri. Al cinema questo pomeriggio ci sono le matrone. E mio zio, insieme a me. Il biglietto me l'ha pagato lui.
Mi chiede se deve spegnere il cellulare, io gli dico: - Fai te -, poi il film inizia. Mi chiede se sia in bianco e nero, ma lo vede che è in bianco e nero. Faccio la mia risatina che non significa niente.
Mentre sullo schermo succede di tutto, ogni tanto do un'occhiata di sottecchi a mio zio. Non riesco a capire se si stia divertendo, se abbia sonno o se debba correre in bagno. Dietro di noi un'anziana loquace aggiunge delle didascalie a ogni scena. Ogni singola scena.
Poi il film finisce. Usciamo dal cinema. Penso che se per tutti i duecento metri fino a casa non dirà nulla del film, del cinema, di questo pomeriggio, della vecchia assillante, domani mio zio se ne andrà. Come cambiamo marciapiede mi dice: - Bello, il film. All'inizio, quando ho visto che era in bianco e nero, t'avrei voluto ammazare. Poi però m'è piaciuto -.

* * * *

Cinema Adriano
Piazza Cavour, 16-23
00100 - Roma

02/12/09 17:30 Sala 2
(500) giorni insieme

Prezzo: 5,00 euro

La prima volta che son stato qui era per un'anteprima e c'era un sacco di gente e quando sono uscito ho visto Red Ronnie. Oggi sono con Lei. Voleva vedere questo film. Io no.
Lei mi chiede se non abbiamo sbagliato sala. Il pubblico qui non rispecchia esattamente il target a cui i produttori volevano rivolgersi. Il target il film l'ha scaricato da internet mesi fa e l'ha visto in lingua originale che è meglio e poi ne possiamo parlare nei blog di indie culture e dire quanto faceva schifo e l'indie è un'altra cosa o non è niente e apparte tutto un film è un film che sia indie o no ecc. ecc. Noi siamo venuti. Ai produttori andrà bene lo stesso.
Vicino a Lei si siedono un'ottuagenaria e la sua amica sulla settantina. Mi chiede se possiamo cambiar di posto. Dico che va bene. Ora vicino a Lei c'è una coppia di fidanzatini non di Prati. Avranno dodici tredici anni.
All'intervallo l'ottuagenaria dice: - E' una storia di oggi. Sono le storie dei giovani d'oggi.
Lo ripete cinque o sei volte.

* * * *

Cinema Fiamma
Via Bissolati, 47
00100 - Roma

09/12/09 18:20 Sala 1
A serious man

Prezzo: 5,50 euro

Ero venuto già venerdì ma il film era iniziato da dieci minuti (in realtà al massimo cinque - la tizia alla biglietteria è stata impietosa) e non mi hanno fatto entrare.
Anche stavolta rischio di far tardi. Arrivo in tempo per vedere giusto un trailer, poi il film inizia.
Durante l'intervallo mi metto a fissare il tizio che passa per i corridoi a vendere snack e bibite. Ha una divisa rossa. Potrebbe essere uscito dal film. Io di sicuro vorrei essere uscito dal film. Vorrei essere il film. Vorrei essere lo schermo troppo alto di questa sala. Vorrei essere uno dei fratelli Coen - anche un cugino. Non sono nemmeno ebreo.
Si vede che quando contempli la perfezione ti vengono questi pensieri idioti.
Almeno a me sì.

[il collare del re]

di  lia, gb, mt e ludmilla

Drugs won’t change you
Religion won’t change you
Science won’t change you
Looks like I can’t change you
I try to talk to you, to make things clear
But you’re not even listening to me
And it comes directly from my heart to you
-- Talking Heads, Mind

A questo punto dovremmo dire chi siamo, cosa vogliamo fare, per quale motivo dovreste star qui a perdere tempo.
Forse, prima o poi, dovremo farlo davvero.
Per ora no.
Le definizioni sono illusorie.
Siamo qui per divertirci.
Perché i blog sono divertenti, giusto?