sabato 31 luglio 2010

[Il racconto del mese #8]

Questo blog è agonizzante e con ogni probabilità presto dovremo abbatterlo.
Lo dico perché, ancora per qualche ora, è luglio, e luglio e un/a moribondo/a sono l'argomento del racconto di questo mese. Si intitola Visita estiva e l'ha scritto Giulio Tucci, che è più alto e più grosso di me, e sa che faccia ho, e non aggiungerò altro.
Lo potete leggere qui sotto o qui.



Mandate quello che vi pare a lacollanadellaregina@gmail.com. Tanto non lo farete, giusto?

sabato 17 luglio 2010

Jukebooks

Veniamo, come si suol dire, dopo i fuochi d'artificio. Si suol dire? Mia nonna lo dice, ma non ha ancora imparato il nome della pasticca per la pressione che prende da trent'anni, quindi non so quanto ci si possa fidare di lei.
Comunque, con colpevole ritardo celebriamo la nascita di Jukebooks, una collana di racconti curata da Alessandro Milanese e Alessandro Romeo per Quintadicopertina. O, per dirla con Rolling Stone, "la collana più r&r di Quintadicopertina".
I racconti sono, per ora, quattordici. Dieci già apparsi su rivista. Uno, come gb aveva pomposamente annunciato, già apparso qui come racconto del mese. Un altro, come gb mi ha pregato di non dire, di gb stesso.
Sono in formato epub e sono gratis. Si sceglie quali scaricare con l'aiuto di: una breve descrizione della storia; la bio dell'autore; le persone, le cose e le città che assomigliano al racconto [tra i più citati, a parimerito: Carver, Sedaris e Dürrenmatt]; il tempo che ci vuole a leggerlo. Non vi resta che accendere i vostri ebook reader.
Come? Non ce l'avete? Non avete un ebook reader? Pronto? Siamo nel 2010.

venerdì 16 luglio 2010

Dov'è il tuo bambino adesso?

Un estratto da un post esageratamente lungo apparso già qui.



In Up, l’individuo che lotta per trovare il suo posto nella Comunità è definitivamente [e sorpendentemente, dato che -- forse occorre ricordarlo -- parliamo di film "per bambini"] sostituito da un individuo che lotta contro una pulsione di Morte. Cosa pensava di fare Carl, una volta arrivato sul cucuzzolo delle Cascate Paradiso, se non lasciarsi morire circondato dai ricordi di un passato felice trascorso con una donna che non c’è più? Dopo WALL-E, ma soprattutto dopo Nemo [padre e figlio], è un rapporto a due la chiave per la salvezza. All’opposto, la vecchia gloria Muntz soccombe [o intuiamo che così avvenga] inseguendo i fantasmi del suo passato. 
Ma se il primo Toy Story aveva così chiaramente tracciato le linee guida di molta della successiva produzione Disney-Pixar, è l’ultimo Toy Story che, quasi didascalicamente, illustra e mette in gioco tutti gli ingredienti di questo “nuovo corso” di lungometraggi.

mercoledì 7 luglio 2010

Foyer du cinéma #3

Fabrizio Frizzi è stato a casa mia, una volta. Non riesco a ricordare di preciso quando, ma ho un termine ante quem: il 22 marzo del 1996.  Fabrizio Frizzi si è chinato su me e mia sorella [rispettivamente otto e sei anni, se si trattasse del '96] ci ha sorriso e ha detto qualcosa come: "Sto doppiando questo nuovo film Disney. Lo andrete a vedere?". 
Fabrizio Frizzi sembrava altissimo. Il film era Toy Story.
Toy Story è stato il primo lungometraggio completamente generato al computer, oltre che il primo della Pixar. Non posso ricordarmi se allora si parlava di derive tecnologiche, di disumanizzazione, di rischi per una gioventù cui veniva sottratta la carezza delle matite. Il Corriere della Sera mi fa pensare di sì. 
Non riesco a ricordare nemmeno se mia sorella e io abbiamo visto il film al cinema o abbiamo aspettato che uscisse in videocassetta. Di sicuro ricordo di averlo visto, ma senza particolari entusiasmi. Era un film Disney, in un periodo in cui film Disney significava soprattutto "film animato con le canzoni e una pricipessa che esce verso Natale e al Sistina fanno uno spettacolo coi pupazzi di Topolino e Pippo e tutti gli altri e poi proiettano il film e noi ci andiamo, pensa".
Facevano sul serio queste cose al Teatro Sistina di Roma, e i miei genitori sul serio ci caricavano in macchina e guidavano fino in città per farcele vedere. Ricordo di aver visto così Pocahontas, Il gobbo di Notre Dame e Hercules. Ricordo di aver litigato con un mio compagno di classe che osava sostenere di esserci stato anche lui, al Sistina. Non gli ho mai chiesto, dopo, se era vero. Il suo errore era stato nel dire di essersi addormentato durante lo spettacolo.

Oggi sono andato al Barberini e ho speso dodici euro [dico sul serio, dodici euro] per vedere Toy Story 3. Ci sono andato con la metropolitana. Sopra c'era un tizio che continuava a ripetere che Roma è piena di merda e fregne e prima c'erano un sacco di froci poi le Brigate Rosse hanno portato le fregne e la merda e invece le SS quelli sì che erano soldati altro che Alemanno. Le SS, ci vorebbero a Roma.

Fabrizio Frizzi è ancora la voce di Woody, il protagonista di Toy Story, e immagino sia ancora alto. Mia sorella ha vent'anni e non sa se andare avanti con l'università o cercarsi un lavoro. Io di anni ne ho ventidue e da solo, con un paio di scarpe nuove che mi fanno male ai piedi, vicino a uno sbandato che invoca il ritorno dei nazisti, vado a vedere un film che parla di giocattoli.
E sono contento.
Io un pupazzo di Woody l'avevo comprato.