"Io, bambino com'ero, ne restavo assai impressionato e stupito."
- F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov
Ho ricevuto una Solida Educazione Cattolica. Uno zio prete, due genitori con un passato da catechisti, la messa ogni domenica che ha fatto Cristo, campi scuola parrocchiali [prima accompagnando i miei, poi da solo], due ore a settimana di catechismo in preparazione alla comunione [con l'aggravante di una catechista che era anche la mia maestra di italiano alle elementari, che spesso nelle ore in cui avrebbe dovuto spiegarci l'analisi logica ci parlava dell'Annunciazione - mai viceversa] e poi alla cresima [con l'aggravante di una catechista che era anche mia zia].
Non c'è bisogno di dire dei segni che tutto questo ha lasciato in me [e con "in me" non intendo certo "nel mio culo"], né che intorno ai quattordici anni ho sentito la necessità di leggere Voltaire e Nietzsche e di dire a un confessore: "Padre, il mio peccato è che non ho fede" - e non confessarmi mai più.
La mia separazione dalla Madre Chiesa è stata lenta, graduale e più tranquilla di quanto potessi mai sperare. Probabilmete mio zio prega perché la mia anima non bruci all'Inferno [non me l'ha mai assicurato] e mia madre ogni tanto borbotta "Certo, tu sei ateo!" come se dicesse "sei una testa di cazzo" [perché "testa di cazzo" è quello che vuole intendere veramente], ma ho avuto più problemi ad accettare di aver trascorso un bel pezzo della mia infanzia facendo cose che non hanno più senso per me ora, e facendole con passione e impegno [io ero quello che al catechismo scriveva le preghiere più belle, quelle che venivano lette a messa, nella pausa tra l'eucarestia e la benedizione finale].
Ho avuto anche qualche difficolatà a stabilire il grado di separazione. All'inizio pensavo che la fede fosse un dono che io non avevo ricevuto [che è il modo più cristiano di risolvere la faccenda]; poi di poter credere in Dio ma non nella religione come istituzione; poi di credere in Qualcosa, un'entità superiore che poteva essere di tutto, all'occorrenza. Dopo ho cercato di capire se dovessi definirmi ateo o agnostico, finché la risposta a questa domanda non è diventata "Chissenefrega" [risposta da agnostico?]. Alla fine, ho stabilito che il motivo per cui non posso essere religioso - il motivo base, quello da cui dipendono tutti gli altri miei dubbi - è che non posso evitare di pensare che Dio [qualunque dio] e la religione [una qualsiasi] siano un prodotto dell'uomo, e che non si possa pensar questo e contemporaneamente avere la certezza di essere parte del Creato. Si potrebbe obiettare che sì, è ovvio che la religione è un prodotto dell'uomo, ma ciò non toglie che alla base ci sia qualcosa di autentico e trascendente [il Dito che ha schiacciato il pulsante del Big Bang]. Che [a parte che al massimo si può parlare di "autentico spirito religioso", e che uno spirito religioso non può essere all'origine dello stesso Qualcosa che dovrebbe originarlo] è come dire che i romanzi di Liala sono paraletteratura ma ehi!, in principio era Omero.
Ci credete che ho pensato quasi solo a queste cose mentre ero a Disneyland Paris?