martedì 27 aprile 2010

Delitto per delitto


A Walter Scott - Sir Walter Scott - non piaceva dire che era uno scrittore. Oppure era un grande fan dell'anonimato.
Per dire, non solo si inventava come autore fittizio di Ivanhoe tale Lawrence Templeton, ma faceva scrivere a lui una lettera di dedica al reverendo dottore Dryasdust, antiquario residente a Castlegate, York - un altro tizio immaginario. Qualche romanzo dopo, The Fortunes of Nigel si apriva con una lettera-introduzione ancora a Dryasdust, scritta dal capitano Cuthbert Clutterbuck, che del romanzo in questione non si nominava autore ma "padrino", nel senso che in una libreria aveva incontrato "l'autore di Waverly" [cioè Scott, al massimo del suo protagonismo] che lo investiva di tale onore. I ruoli si invertivano in Peveril of the Peak, dove Dryasdust scriveva una "lettera in forma di prefazione" a Clutterbuck in cui si parlava di un altro incontro con "l'autore di Waverly" [definito dall'antiquario "nostro padre comune"]. 
In Quentin Durward, poi, andava in scena il delirio. Il romanzo, anonimo, era preceduto da una prefazione, sempre anonima, nella quale il prefatore raccontava di essere stato in Francia, da un suo amico - un marchese - che aveva insinuato che The Bride of Lammermoor [romanzo pubblicato con il nome di Jedediah Cleishbotham] fosse stato scritto da Walter Scott. L'anonimo autore della prefazione rispondeva piccato che non poteva essere affatto così, primo, perché Scott era uomo troppo distinto per essere il responsabile delle "leggere opere che il pubblico ha voluto attribuirgli", secondo, perché in realtà era lui, l'anonimo prefatore, che aveva scritto quel libro e le altre opere leggere [ma questo, per fortuna, al marchese non lo diceva - voleva mantenere il segreto]. 

sabato 24 aprile 2010

[Il racconto del mese #5]

Stamattina mi sono alzato alle otto e mezza prestissimo, ho fatto colazione e sono andato al parco, per correre.
Ho corso per circa quindici minuti, poi sono tornato a casa e mi sono fatto una doccia perché ero molto, molto sudato. Già che c'ero, mi sono rasato [se vi state chiedendo come sto senza barba - perché non dovreste? - la risposta è che, a seconda della lunghezza dei capelli, sembro un dodicenne o una lesbica].
Poi avrei dovuto rifare il letto, invece mi sono sdraiato e ho chiuso gli occhi, così, per riposarmi un attimo. 
Un'ora e mezza dopo mi sono svegliato. Era ora di pranzo, così ho messo a bollire l'acqua per la pasta. Mentre apettavo che le pipette rigatte cuocessero, ho accesso il computer per controllare la posta e, indovinate un po'? A lacollanadellaregina@gmail.com non era arrivata nessuna mail! Proprio così. Nessuna, zero, nisba.
Con l'eccezione di uno, non ci è arrivato nessun racconto. Mai. Il che non è proprio quello che pensavamo sarebbe successo chiedendo mese dopo mese di mandarne.
Per cui, cari scrittori in erba o aspiranti tali, che custodite gelosamente le vostre opere in una sottocartella nascosta nei Documenti del vostro pc, ascoltate qua:
Facciamo i complimenti a Angelo Macrì, perché il suo racconto, Neve, che è stato il nostro Racconto del mese numero 4, è stato scelto per essere pubbliato da una nascente casa editrice di e-book [che detta così magari non suona bene, ma è una cosa bella e ne riparleremo a tempo debito].
Capito?

Ma ora veniamo al racconto di questo mese. 
Ci è venuto in soccorso un nostro amico, Ernesto Baj, che ci ha mandato una storia che si chiama Questa storia è una storia vera. Si chiama così perché è ispirata a un fatto di cronaca - insisto perché potrebbe sembrare di no - avvenuto a Roma, qualche anno fa. Mi ricordo che quando ne lessi, all'epoca, pensai "Forte!"; Ernesto Baj, invece, ci ha tirato fuori questo.
Come sempre, il racconto lo potete leggere qui sotto o qui.

domenica 18 aprile 2010

Disagi e bivacchi

"Toccami, Ciccio, ché mamma non c'è!" vs "Mamma! Ciccio mi tocca!"
[la Repubblica, 18 aprile 2010]

Gomorra è uscito negli Oscar. Solo dieci euro. 
Magari è la volta che lo leggo.

mercoledì 14 aprile 2010

Le recensioni su aNobii: la recensione

Forse l'avrete sentito, ma il prossimo Nobel per la pace potrebbe andare a Internet. [Inserire battuta contenente i seguenti elementi: internet, dinamite, porno, nobel]. Nel caso non dovesse essere insignita di tale riconoscimento, l'Internet sappia che per almeno una cosa ["oltre al porno", facoltativo] le siamo tutti riconoscenti: il coming out degli idioti.
E' solo grazie a Internet se, per la prima volta nella storia dell'Umanità, siamo davvero in grado di renderci conto di quanti stupidi popolino il pianeta. Internet ci ha dimostrato che dando a chiunque la possibilità di esprimersi e di farsi ascoltare, nessuno preferisce tacere  e lasciare che gli altri pensino che è un idiota. Proprio nessuno.
I social network - sancta sanctorum della demenza - ce lo confermano a ogni status update.

lunedì 12 aprile 2010

God hates us all



D: Dunque, da cosa possiamo cominciare? OK, intanto diamo il benvenuto a Laura Del Fiore. Ciao Laura.

R: Ciao ragazzi.

D: Laura Del Fiore, per chi non lo sapesse - ma chi non lo sa? - è la protagonista della fiction di successo di Raiuno Tutti Pazzi Per Amore, giunta alla seconda stagione. Giusto?

R: Esatto.

D: Ma oggi siamo qui per parlare del suo libro, perché Laura è anche scrittrice. Il libro si chiama Innamorate pazze, è edito da Rizzoli per la collana 24/7 e da poco è uscito in libreria. Allora, Laura, intanto ti chiedo perché sei passata a Rizzoli, lasciando l'editore che, nella serie, ti ha portata al successo, Castoni.

R: Beh, ecco, è più semplice di quanto si pensi. Castoni mi ha scoperta e gli devo il mio successo come autrice, ma in effetti non aveva una giusta distribuzione. A livello nazionale, dico. Principalmente, poi, è che non esiste.

D: Stai dicendo che una casa editrice senza una adeguata distribuzione è come se non esistesse?

R: No, no. Cioè, volevo dire che Castoni, come casa editrice, proprio non esiste.

mercoledì 7 aprile 2010

Προς τόν απαίδευτον καί πολλά βιβλία ωνούμενον, o Adversus indoctum et libros multos ementem



Marcello Dell'Utri fa cultura.
Quando non fonda partiti, non concorre esternamente in associazione mafiosa [in primo grado], non froda il fisco [patteggiamento] e non tenta estorsioni [prescrizione], Marcello Dell'Utri fa cultura.
È il presidente della Fondazione Biblioteca di via Senato - che è anche casa editrice di libri "meritevoli di essere letti e riletti", come: Filippo Facci, Fumo negli occhi. Le crociate contro il tabacco e altri piaceri della vita, pp. 208, € 14 -, è il fondatore del Circolo dell'Utri di Milano - che, nonostante il nome, si dedica ad attività culturali e del tutto legali -, è il fondatore e l'editore del "settimanale di cultura" Il Domenicale - che nella sezione Approfondimenti del sito web pubblica interventi dai titoli eloquenti quali "A morte i critici e i giovani scrittori. Sono loro, insieme agli autori impomatati e agli editor furbi furbi, i colpevoli del degrado culturale. Nel mondo dei magazine e della televisione vince la mediocrazia. Anche nella letteratura" e "La fine del 25 Aprile. Sessant’anni di liturgia resistenziale e di mistica antifascista non sono bastati a fare di questa data il simbolo dell’identità italiana, che forse vale la pena di fondare altrove" e ancora "LA CENA DEI CRETINI. La rivoluzione francese ci ha lasciato solo il sistema metrico decimale. In compenso, nei salotti dei philosophes illuministi si gettarono le basi del razzismo. Con buona pace dei tanti progressisti, orfani del comunismo, che oggi amano definirsi nipotini dei Lumi" e poi (non poteva mancare) "Ciao Darwin - Il crepuscolo dell’evoluzionismo. Al mito dell’uomo-scimmia non crede più nessuno. Per primi gli scienziati. Perché allora insistere?".

martedì 6 aprile 2010

Venti minuti (probabilmente)

E' il giovedì della Semana Santa: vado a vedere los passos. Marion ci invita a casa sua alla Macarena, in Calle Viriato, una traversa di Calle Feria, dove passa la più grande e bella delle processioni: quella della Virgen de la Macarena. Io non avevo mica capito. Sono migliaia di persone i figuranti e vanno in giro vestiti come quelli del kukulxklan (che in realtà hanno preso proprio da qui spunto per il loro abbigliamento), avvolti in manti neri, lividi, viola con un cono affilato, del colore della cappa, sulla testa. Alcuni vanno in giro a piedi nudi. Portano ordinatamente croci o ceri o niente. Si chiamano nazareni. Sono migliaia per ogni processione e vanno piano. A passo di processione, appunto. E sono tante le processioni, tante quante le chiese della città. Tante. E quando passa una processione la strada è chiusa e non puoi passare tu e c'è tanta gente a guardare e dura ore e se per caso capiti tra due vie, tra due processioni, rimani bloccato, anche molto a lungo.
[Federico Di Vita, Cronache da Siviglia]