giovedì 19 agosto 2010

Come no

What I said was not a joke
But you just licked the envelope
I'm tired of dating, let's elope
But you just licked the envelope

[Arcade Fire, The Woodland National Anthem]

Se penso a tutto il tempo che abbiamo sprecato a pensare a quello che ci sarebbe capitato una volta diventati migliori, ecco, te lo devo dire: non so se lo sprecherei ancora così.


M'è venuto in mente ascoltando il disco nuovo degli Arcade Fire. Cioè, m'è venuto in mente perché da quando è uscito ho ascoltato poco altro.
Una cosa che mi piace di loro - oltre alla musica, ovviamente - è che hanno questa cosa, questa specie di ingenuità, che certe volte finisce nel banale senza che diventino banali. Sembrano ingenuamente banali, o banalmente ingenui. Nel senso che possono cantare una roba come "When I'm by myself / I can be myself / And my life is coming / But I don't know when" senza farla sembrare una stronzata. 
Sembrano sinceri - e ti direi che gli Arcade Fire sono sinceri senza dover usare goffe perifrasi se non fosse che è quel genere di cosa per cui alziamo gli occhi al cielo.
Perché noi alziamo gli occhi al cielo. Io e te siamo Quelli Che Alzano Gli Occhi Al Cielo. L'abbiamo fatto talmente tante volte, insieme, che è impossibile contarle.
L'abbiamo fatto per le sagre di paese, per le processioni dei santi patroni, per lo struscio del sabato sera, per le scampagnate del Primo Maggio, per i pranzi dalla nonna la domenica, per i burinotti in piazza, per le macchine che sfrecciano a mille con la musica brutta dell'autoradio che si sente da fuori, per le vecchie che vanno ai funerali di gente che non hanno mai conosciuto, per le vecchie in generale, per quelli che ci conoscono da quando siamo alti così e che noi non sappiamo nemmeno come si chiamano, per i giri in macchina di notte, per le stradine buie intorno al lago, per il lago i pomeriggi di giugno, per la tizia che ci taglia i capelli, per il signore che ci chiede se per favore possiamo dargli un passaggio in paese ché dalla stazione a lì non c'è il marciapiede, per le mattine gelate di febbraio alla stazione, per il treno delle sette e venti per la scuola, per la "città" dove sta la scuola che non è altro che un ingrandimento del posto da dove veniamo, per l'autobus che non passa, per lei che mi dice che non ci possiamo vedere perché ancora non ha la patente, per un sacco di altre cose.
Potresti dirmi che abbiamo alzato gli occhi al cielo per sopravvivere a tutto questo - alle vecchie e ai burini e al treno delle sette e venti. In un certo senso avresti ragione.
Anzi, ti avrei dato ragione se non fosse che ieri ero così arrabbiato con te, e ho sentito questo pezzo degli Arcade Fire che dice [ti rendi conto? Io che prendo in considerazione i testi delle canzoni! Io che mi vantavo di considerarli allo stesso modo di John Lennon quando scrisse Sun King. Ti vedo mentre alzi gli occhi al cielo] dice "When you're hiding underground / The rain can't get you wet / But do you think your righteousness could pay the interest on your debt? / I have my doubts about it", e ho pensato Avrei dovuto dirglielo, e poi che tu avresti detto che è banale e stupido. E questo mi ha fatto solo arrabbiare di più.
Ho pensato ai Ragazzi Moderni, che usano paroloni di cui non conoscono il significato, che distruggono tutto quello che hanno costruito, che cantano una canzone orrenda, che sembrano liberi ma sono addomesticati, che non conoscono il gioco al quale pensano di averti vinto.

Ero così arrabbiato con te, per quello che siamo diventati. Perché ecco, te lo devo dire: siamo diventati degli stronzi.

Lasciate che la mia esperienza sia quella dell'individuo medio, dico io, consentitemi di essere, a Dio piacendo, tipico.
[Donald Barthelme, Ritorna, Dottor Caligari]

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