lunedì 20 settembre 2010

Che è(,) il Burundi?

"Sembre che stia per ricominciare la guerra civile".
Immagino che siano molto poche le volte in cui ci si può sentir rispondere una roba del genere, in assoluta serietà.
Siamo in un ristorante sul lago a festeggiare il compleanno di qualcuno. Sono quasi le quattro e del pomeriggio e ci aspetta ancora la frittura di pesce. Gli altri invitati parlano di gente che non conosco - non li ascolto. Seduto accanto a me c'è M. Se io non so bene di cosa parlino gli altri, lui non ne ha idea. Se ne sta in silenzio a giocare con le molliche di pane sparse sulla tovaglia, finché non gli chiedo come sono andate le elezioni. Mi risponde quella roba qui sopra, sulla guerra civile, e aggiunge: "L'altra settimana un gruppo di uomini armati ha circondato degli operai che lavoravano la terra del Presidente. Li accusavano di lavorare per il Presidente. In pieno giorno, ne hanno ammazzati nove".
M. chiama gli agricoltori "operai". Viene dal Burundi, dove è successo quello che mi ha raccontato.

La stori di M. non la posso sprecare in un paio di paragrafi. E' fatta di morti violente e di frasi del tipo di: "Ti lasciamo vivere perché devi morire di crepacuore". E' piena di una certa dose di grazia. E' zeppa di cose che non so. E' fatta di pezzi di altre storie - di Storia. 
Con la storia del Burundi ci si può sbrigare [è triste] con: "Hai presente Hotel Rwanda?" [il Burundi confina a Nord col Ruanda]. Scontri tra Hutu e Tutsi; un colpo di stato dopo l'altro; un genocidio, nel '72, costato la vita ad almeno 400mila persone, alle quali vanno aggiunti circa 500mila profughi;  un presidente "democraticamente eletto" con un passato da soldato del Comitato Nazionale per la Difesa della Democrazia-Forza per la Difesa della Democrazia (sic) - gruppo ribelle Hutu nella guerra civile del '93, oggi  primo partito politico del paese - e con un presente da dittatore. M. una volta mi ha detto che è proprietario di una squadra di calcio alla quale si dedica per non pensare a una qualche atrocità commessa durante la guerra - non mi ricordo più quale.
Dicevo, tra parentesi quadre, "è triste", perché il Burundi non ha nemmeno avuto l'onore di diventare il soggetto di un film di Hollywood.

M. mi spiega che le elezioni cominciano a maggio e finiscono a settembre. Si vota per i comuni, le regioni, l'Assemblea, il Senato e il Presidente, un mese ciascuno. Dopo le comunali l'opposizione ha accusato di brogli il governo e ha chiesto che si tornasse alle urne. Il Presidente ha detto, più o meno: "Se vi sta bene è così, se no vado alle elezioni da solo". L'opposizione si è ritirata e il primo partito del Burundi, il partito del Presidente, è di fatto diventato l'unico partito del Burundi [il Presidente ha ottenuto il 91,62% dei voti]. 
Qualche scontro; esponenti del dissenso arrestati; i tre principali leader dell'opposizione in esilio "volontario". Solo di uno di loro si sa qualcosa [ha mandato un messaggio registrato su una videocassetta]. Un giorno ha detto agli uomini della sua scorta di non aspettarlo, ché lui sarebbe andato in chiesa. Si pensa che si nasconda, insieme a un gruppo di guerriglieri, in quello che M. chiama "il bosco del Burundi". 
"E lì non lo vanno a cercare. Se entri lì poi non lo sai se esci".

Il fratello di M. è, o meglio, era un senatore.
"Adesso che fa?".
M. si stringe nelle spalle e sorride dicendo: "Non fa niente", come se fosse perché è un pigrone.
"E la gente? Che dice?".
"La gente ha paura".

Ci portano la fittura. M. non la tocca, prende solo un po' di insalata. Sua madre ha ottantaquattro anni, la parte sinistra del corpo paralizzata. Sua nipote è stata operata da poco, adesso sta bene. Del resto della sua famiglia so poco. Gli chiedo se sia difficile, adesso, entrare e uscire dal paese. Mi dice di no. "Solo per quelli dell'opposizione. Loro non possono andare da nessuna parte".
Mi dice che la sera, via internet, sente il giornale radio di un emittente privata che in Burundi va in onda a mezzogiorno. 
"Il Presidente non controlla la stampa?"
"Ci ha provato. Ogni tanto mettono in carcere un paio di giornalisti, ma poi ne vengono fuori altri. Non possono arrestare tutti".

So che Justin Bieber apparirà come guest star in un episodio della prossima stagione di CSI e fino a un quarto d'ora fa ignoravo che dove vive la famiglia dell'uomo seduto nel posto vicino al mio, al ristorante sul lago, c'è il rischio che scoppi di nuovo una guerra civile. 
E è venuto fuori solo perché mi stavo annoiando.

Ci portano il dolce. Si spengono candeline, si scattano foto. M. non mangia mai il dolce, preferisce la frutta. 
Penso sia stupido vergognarsi di trascorrere il proprio tempo leggendo, scrivendo e riflettendo su Tizio che accusa Caio di pubblicare romanzi che parlano di Cary Grant o di uomini che allattano presso la casa editrice di Sempronio. 
E mi accorgo di arrossire.

[Altre notizie qui, qui e qui].

1 commenti:

Heike ha detto...

C'era un titolo di Cuore, anni fa, una prima pagina. Tu sei troppo giovane per ricordare (forse anche per ricordare Cuore), ma rendeva bene l'idea che c'era qui della guerra nella ex-Jugoslavia. Diceva: BOSNIA, CHE PALLE.
Post eccellente, come sempre (tranne l'ultimo paragrafo, che mi appare oscuro - ma sono io che sono ottuso).

Chaggshi.