domenica 26 settembre 2010

Genio, incompreso

Occorrente:
1 pene;
1 carta d’identità valida per l’espatrio;
2 ragazze di nazionalità diversa dalla propria;
1 amico stupido;
1 quaderno e/o blocco da disegno;
1 casale in campagna che avrebbe bisogno di essere ristrutturato ma non importa;
1 (almeno) parete interamente occupata da libri;
6 figli;
1 lutto.

·         Stare seduti da qualche parte in centro, aspettando un amico. Per ammazzare il tempo tirare fuori dallo zaino un quaderno e buttare giù una lista di roba che serve per casa (sapone, pasta, lo zucchero, chiodi, uno sturalavandini, ecc.);
·         farsi avvicinare da una donna che – non te n’eri nemmeno accorto – ti osservava da quando sei arrivato. Ti chiede come ti chiami; ti dice che viene dal Belgio, o forse dall’Olanda. È bella. Ti chiede cosa stai scrivendo. Non parla molto bene la tua lingua;
·         dirle che sono solo semplici appunti per il prossimo romanzo che forse ti pubblicherà una casa editrice indipendente, ma non ne sei sicuro perché i tuoi lavori sono troppo all’avanguardia;
·         dice se ti va di andare a bere qualcosa con lei;
·         [la parte in cui occorre il primo occorrente];
·         ricevere una telefonata dal tuo amico, infuriato. Dovevate andare a vedere un film con Stallone. Rispondergli che è successa una cosa assurda, poi quando vi vedete gli racconti tutto. Dirgli solo che questa tizia che non hai ancora capito come si chiama ti ha chiesto di andare via con lei;
·         ritrovarsi in Belgio, o forse in Olanda;
·         la ragazza vive in campagna. Il padre è un professore universitario in pensione, la madre una fotografa. Venire presentato come un promettente scrittore;
·         il padre della ragazza parla perfettamente la tua lingua, ha scritto un saggio sulla struttura narrativa del Decameron e ti dice che gli farebbe piacere leggere qualcosa di tuo, “poi vediamo cosa ha da dirne Todorov”;
·         chiamare il tuo amico. Dirgli che non sai che fare. Sentirsi rispondere che l’unica soluzione è inventarsi che uno dei tuoi cinque fratelli sta morendo e devi fare di corsa ritorno a casa. Dire al tuo amico che è un idiota, e che forse ti sei innamorato della ragazza alla quale ormai non puoi più davvero chiedere di ripeterti come si chiama;
·         il padre di lei ti mostra la sua biblioteca. Raccontargli la trama di un paio di film di Stallone spacciandola per quella del tuo romanzo;
·         il padre di lei è un grande fan di Stallone. Essere sbattuto fuori di casa sua;
·         la ragazza piange. Dice che non vuole vederti mai più e ti augura che la casa editrice rifiuti il tuo libro. Il padre e la madre fanno no con la testa;
·         tornare a casa;
·         uno dei tuoi cinque fratelli sta morendo;
·         sedersi da qualche parte, in centro. Sentire il bisogno di piangere. Piangere;
·         venire avvicinato da una ragazza che ti chiede se va tutto bene. Dirle che non è niente, solo che l’ennesimo gallerista ha rifiutato di esporre i tuoi quadri e hai scoperto che il lavoro di una vita non vale niente. La ragazza non parla bene la tua lingua;
·         ti dice che va tutto bene, che le dispiace davvero per il lutto;
·         dirle: “Noi non lo chiamiamo lutto”;
·         sentirsi dire che era si trovava in chiesa mentre c’era il funerale. Ti ha visto;
·         chiederle se vuole dare un’occhiata ai tuoi lavori.

2 commenti:

Mario Fagiani ha detto...

Ludmilla! Ma che fantastico racconto in forma di elenco puntato!

ludmilla ha detto...

grazie!