C'è un momento magico nella vita di ogni studentessa universitaria che si chiama: Attesa Prima di un Esame.
Cioè, forse non è così proprio per tutte. Magari voi siete di quelle che smettono di lavarsi i capelli due mesi prima dell'appello, o impongono a sé e al proprio ragazzo l'astinenza per poi darla al primo che capita giusto la sera prima, così, "per scaricare la tensione". Comunque, tu, unica, che non sei tra queste, sai a cosa mi riferisco.
Parlo di quella intesa che si crea tra te e un ragazzo che non avevi mai visto prima, oppure che avevi visto ma avevi preferito dimenticare, mentre insieme aspettate di essere chiamati dall'assistente del professore che di sicuro storpierà il tuo cognome.
Chiaramente, affinché questo avvenga, devi essere sicura di non incontrare nessuno che già conosci, in particolare quella mezza matta che al corso si sedeva sempre vicino a te per parlare dei suoi problemi con le coinquiline e poi chiederti una fotocopia dei tuoi appunti. Devi anche stare attenta a non attirare l'attenzione di una delle studentesse che si identificano nelle tipologie prima accennate. Se sarai brava, forse l'unico studente interessante presente si siederà sul pavimento lurido del corridoio del dipartimento di italianistica accanto alla panchina dove sei seduta tu.
Dico forse perché se sei iscritta a una facoltà come Lettere sai meglio di me quanto sia difficile trovare ragazzi che non siano gay, freak, o buzzurri del basso Lazio che frequentano la Città Universitaria solo per le canne e le studentesse di Scienze della Cominicazione. Magari sei scettica, starai dicendo "Sì, i soliti stereotipi". Be', non vorrei deluderti, ma, ecco, è esattamente così.
Tornando a noi, diciamo, per ipotesi, che del tutto ipoteticamente un ragazzo che potrebbe fare al caso tuo ti si avvicini.
Tu sei lì che fai finta di ripassare e lui ti chiede: "Sei qui per l'appello di ***?". Rispondi di sì.
A questo punto, le possibilità sono tre:
1) vuole solo sapere se si trova nell'edificio giusto;
2) vuole scambiare quattro chiacchiere con l'unica ragazza che potrebbe fare al caso suo (cioè che non sembra lesbica, troppo zoccola, troppo timorata di Dio o troppo timorata del trenta e lode);
3) vuole che qualcuno gli ripeta quello che lui non ha studiato bene.
Se ti trovi di fronte a un 2 (e anche se ci fosse un pizzico di 3 non sarebbe poi la fine del mondo) ce l'hai fatta.
[Certo, su tutto il procedimento va apposto il bollino "e viceversa": puoi benissimo essere tu a fare la prima mossa. Tutto dipende da chi arriva prima.]
Per farlo sentire a suo agio gli dici che non sai niente, che più ripassi più ti sembra di non ricordarti nulla. "Le date, poi... se me le chiede è la fine".
Come previsto, lui ripete esattamente le stesse cose. Certo, non sai ancora se è serio o se, come te, è cosciente del fatto che alla fine prenderà un voto comunque superiore al ventotto. Decidi che è meglio approfondire. Spari date e nomi a caso.
"Qual era il romanzo uscito nei Gettoni?".
"Oddio, non mi ricordo dov'era stato prima di laurearsi in Lettere".
"I capitoli erano dodici o quindici?".
Se le risposte sono per lo più giuste, questo ragazzo ha tutto.
Dalla materia passate a parlare dei vostri assurdi metodi di studio. Lui ti dice che alla fine si ricorda solo le cose più stupide. Gli basta leggerle una volta, senza sottolinerarle e niente, e se le ricorda per sempre. "Tipo, mi ricordo che l'aspirapolvere è stata inventata nel 1908". Tu sorridi, anche se sai che non c'è motivo per farlo. Continuate a ricoprirvi di ridicolo e a ridere dove non serve finché non tocca a lui. Gli dici "In bocca al lupo". Lui non ti risponde. Ti viene in mente come per la prima volta da settimane che oggi hai un esame.
Quando entri nell'aula in cui il professore interroga trovi lui che verbalizza il suo voto con l'assistente. Vi guardate. A gesti gli chiedi com'è andata. Lui sorride. Se quando uscirai da quell'aula lo troverai ad aspettarti, be', ecco, ci siamo capite.
Il professore ti regala un trenta. L'assistente sbaglia a scrivere luogo e data di nascita sul verbale, corregge e ti fa firmare. Prendi il foglio, saluti e esci.
Lui è ancora lì.
"Com'è andata?".
"Bene. Trenta. Tu?".
"Trenta e lode".
Ok, forse ha esagerato, ma non ti importa. Una ragazza ti assale. "Allora? Te l'ha chieste le fasi? Che t'ha chiesto? Te l'ha chieste le fasi?". Lui dice "Andiamo?". Lo segui. Ovviamente non sai dove state andando.
Ti porta in giro per dipartimenti dei quali tu non potevi nemmeno immaginare l'esistenza. Parlate, ridete. Ricordati solo di mantenere un certo contegno.
Incontrate una persona che conoscete tutt'e due. La salutate. Quando ve ne separate lui dice "*** mi mette sempre una certa ansia", che è esattamente la cosa che tu pensi di ***.
Uscite dalla facoltà. Dici: "Comunque non ci siamo nemmeno presentati".
"Infatti".
"Io sono [inserisci il tuo nome]".
"Piacere, ***".
"Va be', adesso devo andare, il mio ragazzo mi apetta qui fuori".
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